Capolavori del Novecento nei musei del Friuli Venezia Giulia

Grazie a molte occasioni espositive susseguitesi nell'ultimo decennio, il pittore Felice Casorati, nato a Novara il 4 dicembre 1886 e morto a Torino il 1° marzo 1963, ha raggiunto una fama sempre più vasta anche tra il pubblico meno esperto e collocandosi ormai tra i più celebri esponenti dell'arte italiana della prima metà del Novecento.
La sua opera affascina e resta impressa perché rappresenta una fusione straordinaria e vagamente inquietante tra realismo estremo e mistero, come in questo famoso Meriggio del Museo Revoltella di Trieste, ma concilia anche antico e contemporaneo, riuscendo a fare convivere tradizione nazionale e suggestioni nordiche.
Figlio di un ufficiale dell'esercito, Casorati ebbe fin da giovane ebbe una biografia molto movimentata dovendo seguire la famiglia nei suoi spostamenti in diverse città d'Italia, Padova, Napoli, Verona, Torino.
La sua prima partecipazione alla Biennale di Venezia, nel 1907, fu un grande successo. Come scrive G. Marchiori, "Ottenne un successo straordinario: la commissione accettò, unanime, uno dei suoi quadri, Ritratto della sorella Elvira, e la critica salutò con entusiasmo la scoperta del giovane e promettente artista. Non bisogna dimenticare che il Casorati conciliava in sé due contrastanti tendenze: quella dei fautori delle più coraggiose ricerche innovatrici e quella di coloro che, pur volendo dimostrarsi aperti a una nuova visione dell'arte, continuavano ad ammirare, più o meno segretamente, Luigi Nono ed Ettore Tito, Dall'Oca Bianca e Italico Brass. La modernità degli scorci e delle deformazioni del Casorati poteva essere interpretata come una stilizzazione letteraria di tendenza neoclassica. Ed egli affermava che, invece di dipingere l'apparenza delle cose, come facevano i pittori del suo tempo, intendeva dipingere soltanto la verità."
Dopo una fase in cui fu profondamente influenzato dall'arte secessionista e dal Simbolismo, negli anni Venti, anche dopo avere conosciuto l'opera di Cezanne, arrivò ad una svolta. Le sue composizioni acquistarono una nuova forza grazie a una studiata correlazione fra le parti, che fu sintetizzata dalla critica nella massima "Numerus, mensura, pondus". Vicino, ma non aderente alla pittura metafisica, riusciva a dare alle sue scene un'atmosfera sospesa, silenziosa, magica. 
Fra i quadri più importanti va citato il Meriggio del 1923 acquistato dal Museo Revoltella alla Biennale del 1924.
Leggiamo la scheda dell'opera pubblicata sul sito del Museo Revoltella in cui si evidenzia l'importanza che fin dal suo arrivo il dipinto acquistò nel museo e a Trieste. A oltre 90 anni da questo acquisto, che ebbe un grande significato anche per inserire il museo - fino a poco prima appartenente all'Impero austro-ungarico - nel circuito delle grandi gallerie d'arte moderna d'Italia, Meriggio resta il pezzo più importante della collezione triestina ed è uno dei motivi per cui gli amanti dell'arte moderna non possono eludere una tappa in questa città. 
Ma Casorati è presente anche nella Galleria d'arte moderna di Udine, nella sede attuale di Casa Cavazzini, con un dipinto di minore formato (cm 60x70) che documenta l'ultima fase della sua opera quella in cui egli, pur non aderendo alle correnti più rivoluzionarie, riuscì a modernizzare il suo linguaggio, sempre nell'ambito del rigore formale che lo caratterizzava.
L'opera di Udine è Donna sdraiata del 1951. Fu acquistata dal Comune di Udine alla Biennale di Venezia del 1952. Come si legge nel catalogo Da De Chirico a Morandi, il dipinto corrisponde al periodo in cui Casorati teorizzava: "il terreno su cui la pittura si muove è sempre la realtà, la realtà che si vede, che tutti possiamo vedere o per lo meno sognare..."
La figura del quadro udinese è desunta da tele precedenti ma ridotta a sagoma semplificata, spezzata dalle campiture di colore à plat racchiuso da un contorno nero e spesso, e movimentata dalle pezzature di ombre, anch'esse in sezione geometrica, a muovere la bicromia dei verdi e dei gialli acidi con variazioni tonali.



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