Presentazione del catalogo della collezione egizia




Giovedì 12 dicembre 2013, alle ore 17.30, presso l’auditorium del Museo Revoltella, in via Diaz 27, a Trieste, il prof. Dieter Kurth dell’Accademia di Göttingen – Università di Amburgo presenterà il catalogo generale della collezione egizia del Civico Museo di Storia ed Arte di Trieste a cura di Franco Crevatin e Marzia Vidulli Torlo, con testi di Susanna Moser e dei soci della “Casa della Vita”.
Il catalogo illustra i materiali egizi del Civico Museo di Storia ed Arte esposti nella sede del Civico Museo di Storia ed Arte – Orto Lapidario in piazza della Cattedrale 1 a San Giusto, insieme alla sfinge del Castello di Miramare, al vaso canopo del Civico Museo Revoltella e ai sarcofagi, pettorali e mummie che il Museo Civico di Storia Naturale ha concesso in deposito permanente al Museo di San Giusto, al fine di riunire in una sola sede l’intera civica collezione egittologica.

Il saggio introduttivo presenta gli intensi rapporti intercorsi tra il porto di Trieste e la terra del Nilo, a partire dal periodo romano e sviluppati poi soprattutto tra XVIII e XIX secolo. Una rotta marittima lungo la quale si mossero capitani e marinai sulle navi, in particolare del Lloyd di navigazione, banchieri, mercanti e imprenditori, consoli e impiegati di consolati e assicurazioni, meccanici e giardinieri, che acquistarono in Egitto grandi e piccoli reperti per portarli nelle loro abitazioni triestine; così quando nel 1873 venne istituito ufficialmente il Museo Civico d’Antichità questi personaggi si fecero donatori dei loro “tesori”, oppure li offrirono in vendita per pochi fiorini. I registri del Museo elencano ordinatamente questi arrivi, che dopo i primi decenni del ‘900 si fanno sempre più rari, e l’ultimo dono di grande mole (sei tonnellate di granito) fu nel 1950 il sarcofago che viene ricordato come Panfili, proprio con il nome della famiglia che lo cedette alle collezioni civiche.
I reperti sono suddivisi in 12 capitoli illustrati da 1.327 fotografie a colori per un totale di 996 pezzi, dei quali sono riportati materiale, misure, numero di inventario, acquisizione (quando documentata), datazione, descrizione, commento critico e bibliografia.
I testi in geroglifico e quello in ieratico sono stati attentamente riletti e vengono trascritti in 553 stringhe di testo in geroglifico seguite dalla traduzione.
Tutti i reperti sono visibili al pubblico nelle sale del Museo, sale che vedono un intenso passaggio di scolari e studenti, ma anche di adulti, accompagnati nel magico mondo della terra dei faraoni da guide didattiche specializzate.
Anche nel catalogo si è voluto accompagnare i dati scientifici, correttamente presentati, con un linguaggio chiaro e divulgativo, soffermandosi a spiegare termini e concetti, soprattutto nelle pagine di copertina che aprono i diversi capitoli, al fine di fornire una semplice chiave di lettura delle schede, sempre accostate dalle immagini e spesso da particolari ingranditi.
I reperti più antichi sono due stele funerarie incise e figurate che risalgono alla XII-XIII dinastia (XVIII secolo a.C.); quattro fantastici fogli di papiro perfettamente conservati e ricchi di figure dipinte sono databili al XV secolo a.C.; il sarcofago Panfili in granito rosa di Assuan è appartenuto a un tesoriere del faraone della XIX dinastia (XIII-XII secolo a.C.). Tre sono i sarcofagi in legno stuccato e dipinto appartenuti alla classe sacerdotale, a due uomini e una donna vissuti tra XXI e XXII dinastia (XI-VIII secolo a.C.), ma sono di tre tipi diversi. Ospitano tre mummie, di cui una è pertinente e due sono state inserite in epoche successive: di esse nel XII capitolo sono riportate tutte le osservazioni che si sono potute ottenere grazie alla loro analisi Tac eseguita presso l’Ospedale Maggiore di Trieste nel 2004.
Di particolare raffinatezza è la realizzazione della serie completa di quattro vasi canopi in alabastro (VII-VI secolo a.C.). Ricca la serie dei bronzetti raffiguranti divinità e animali sacri, e delle statuine dei servitori dei defunti (176 pezzi) in legno, terracotta e faïence dal Nuovo Regno (XVI secolo a.C.) all’Epoca Tolemaica (IV-I a.C.); tra esse tre in legno provengono dalla tomba del faraone Sethi I (1290-1279 a.C.) dalla Valle dei Re. Seguono i multiformi amuleti (530 pezzi e 23 stampi) tra i quali primeggiano gli scarabei (146 pezzi) con il dorso raffigurante il coleottero, simbolo egizio del sole, e dotati di iscrizioni geroglifiche incise nella base.
Concludono il percorso nella lunga storia del Nilo i materiali del periodo greco-romano e di quello copto per finire con un nucleo di ceramiche islamiche (integre e frammentarie) raccolte da un concittadino al Cairo e composto da esemplari che offrono un panorama piuttosto vasto della produzione dell’Egitto e della Siria tra X e XVI secolo, oltre ad includere pochi ma significativi oggetti di importazione anche dalla Cina.

Pagine 280
Illustrazioni a colori 1.327
Reperti descritti 996
Schede 425
Il volume è completato dagli indici dei nomi propri, dei titoli, delle divinità con i loro epiteti e dei toponimi.

Il relatore della presentazione del 12 dicembre 2013 all’auditorium del Museo Revoltella
Dieter Kurth
Professore emerito all’Accademia di Göttingen dell’Università di Amburgo.

I suoi interessi accademici, così come emergono dalle numerose pubblicazioni, ruotano attorno alla lingua e la scrittura egiziane, in particolare di quelle dell’Epoca Greca e Romana (notevole è grammatica: Einführung ins Ptolemäische, vol. 1 e 2, Hützel, 2007-2008), e alla religione degli antichi Egizi (con particolare riguardo ai templi e alle divinità).

Nel 1986 ha fondato il Progetto Edfu, di cui si occupa sin da allora, che consiste nella pubblicazione delle traduzioni dei testi iscritti nel tempio di Horus a Edfu. Il tempio, costruito dai sovrani Greci in un – allora – importante centro dell’alto Egitto (attualmente una delle maggiori attrazioni turistiche del paese), riveste una grande importanza per i testi e le scene figurate che lo ornano. Lo scopo del progetto è quello di fornire a studiosi e appassionati validi strumenti per ricerche linguistiche e letterarie, come i volumi in cui sono pubblicate le traduzioni e i commenti ai testi, gli indici analitici, la grammatica delle iscrizioni dei templi Greco-Romani e il database accessibile anche online che contiene più di 16.000 voci tra toponimi, lista delle divinità e delle parole.

Gli autori del volume:

Franco Crevatin

Docente dell'Università di Trieste e già docente all'Università "l'Orientale" di Napoli e Ca' Foscari di Venezia. Autore di numerosi volumi tra cui il più recente “Il libro dei morti di Ptahmose ed altri documenti egiziani antichi”. Laureato honoris causa presso l’Università Linguistica di Mosca.

Marzia Vidulli Torlo

Conservatore archeologo dei Civici Musei di Storia ed Arte, laureata in Archeologia e Storia dell’Arte presso l’Università di Trieste, si occupa delle collezioni archeologiche, e in particolare di quella egizia recuperando, riordinando e seguendo i diversi studi sui reperti di cui ha curato l’allestimento nelle tre sale del pianoterra del Museo di piazza della Cattedrale.

Susanna Moser

Contrattista presso il Civico Museo con progetti legati alla collezione egizia, ha conseguito la Laurea Specialistica in Archeologia presso Università degli Studi di Pisa (con una Tesi su “I corredi delle tombe private intatte di Tebe”) e un Master di II livello in Egittologia presso l’Università degli Studi di Torino – Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale”.

“Casa della Vita”

Associazione di volontariato culturale nata nel 2008 su iniziativa di F. Crevatin e di un gruppo di persone unite dalla comune passione per le lingue e le civiltà antiche. Lo scopo dell’Associazione è quello di approfondire e promuovere la diffusione della conoscenza delle lingue e culture antiche e moderne extraeuropee, e in particolare della lingua e della scrittura degli antichi egizi.

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