Grande curiosità per la lettera e il mantello di Massimiliano al Museo Sartorio

Una riflessione a margine della commemorazione dei 150 anni della partenza di Massimiliano d'Asburgo per il Messico (14 aprile 1864) che abbiamo fatto oggi al Museo Sartorio, dove è stata esposta la lettera che l'arciduca aveva scritto qualche giorno prima al Podestà di Trieste assieme al mantello ("jorongo") messicano, donato già pochi anni dopo la sua morte ai musei civici, che sembra sia quello con cui avrebbe coperto la finestra della sua cella di Querétaro per ripararsi dal freddo nei giorni che precedettero l'esecuzione (19 giugno 1867).
La risposta del pubblico è stata entusiasta con 250 visitatori venuti al museo soprattutto a vedere questi due oggetti, un'esposizione minuscola ma evidentemente carica di significato e sufficiente per raccontare una storia.  La lettera è breve ma intensa (v. la trascrizione nel post precedente), e dice molto sull'affetto di Massimiliano per Trieste e sulla tristezza che provava nel lasciarla, portandosi dietro tanti bei ricordi che gli sarebbero stati un "dolce conforto nella lontananza". Il mantello, coloratissimo, di evidente derivazione popolare ma ornato dei simboli imperiali, parla di un momento e di un mondo tanto diverso, e per noi sconosciuto, ma ancora una volta è testimonianza del legame profondo e probabilmente sincero che egli cercò di stabilire con i suoi sudditi. Al di là del giudizio storico su Massimiliano, qui prevale la sua vicenda umana, che è forse il solo aspetto con cui oggi si può catturare l'attenzione del pubblico.
Un episodio come questo serve anche a noi addetti ai lavori per capire, una volta di più che i musei devono saper suscitare emozioni quando mettono in scena la storia, indipendentemente dall'importanza dei fatti raccontati. Se chi si accosta al museo ne esce completamente indifferente la visita è stata inutile.

Maria Masau Dan
direttrice dei Musei civici di storia ed arte e del Museo Revoltella

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