I ricordi della partenza di Massimiliano per il Messico


Il 14 aprile 1864, centocinquant'anni fa, l’arciduca Massimiliano d’Asburgo assieme alla moglie Carlotta del Belgio partì dal porticciolo del Castello di Miramare per raggiungere il Messico e prendere possesso della corona imperiale che gli era stata offerta da Napoleone III.
L'evento fu immortalato in un dipinto di Cesare Dell'Acqua esposto nel museo del Castello, dove si vede la coppia a bordo della scialuppa, su cui sventola la bandiera messicana, che li porterà alla fregata "Novara", mentre una folla di triestini accorsa dalla città saluta per l'ultima volta il fratello dell'imperatore Francesco Giuseppe.

Il viaggio durò sei settimane. Convinto di arrivare in un paese pacificato e di essere bene accolto, Massimiliano non tardò a capire che la situazione era ben diversa da quella che gli era stata prospettata e si trovò ben presto in mezzo alla guerra civile. Difese comunque il suo sogno imperiale e fece costruire castelli e giardini, fondò un’Accademia delle Scienze, musei e un Teatro Imperiale, ma in breve tempo la situazione precipitò ed egli fu vittima dei repubblicani di Benito Juarez che lo imprigionarono e il 19 giugno 1867 lo fucilarono a Queretaro.

Quattro giorni di prima di partire per il lungo viaggio verso il Nuovo Mondo, l'arciduca Massimiliano d'Asburgo volle scrivere una lettera di congedo al Podestà di Trieste Carlo Porenta, e usò delle espressioni di affetto verso la città che forse non erano solo formali.

Ecco il testo della lettera:

Caro Signor Podestà,

Mentre fidente nell'ajuto del Cielo, io assumo lontano Imperio, non posso a meno rivolgere un Addio pieno di mestizia alla bella e cara Trieste.
Mia residenza d'elezione e quasi patria per dolce affetto, Io l'amai profondamente e nel lasciare l'Europa sento qual copia di preciose memorie ad essa Mi leghino.
Non dimenticherò mai la gentile cortesia dei suoi abitanti, né le prove di devozione che i Triestini costantemente offrirono alla Mia casa ed a Me e queste memorie mi seguiranno come dolce conforto nella lontananza e come felice augurio per l'avvenire.
Mi sarà ognor grato che il Mio giardino di Miramar sia visitato dalla popolazione di Trieste e fino a che le circostanze il permettano, dispongo che esso rimanga giornalmente aperto. Bramo che i poveri conservino qualche memoria della Mia affezione e destino loro la somma di Fiorini 20.000, i cui interessi verranno a cura del Municipio distribuiti annualmente la vigilia del Natale tra le famiglie più bisognose della Città.
A Lei Signor Dottore Carlo Porenta, quale rappresentante della Città di Trieste, conferisco la Commenda dell'Ordine del Mio Impero.
Massimiliano
Miramar 10 aprile 1864

Questa lettera è conservata nell'Archivio del Museo civico di Storia Patria di Trieste e, in occasione del 150° anniversario della partenza, verrà esposta, da domenica 13 aprile, al Museo Sartorio di Largo Papa Giovanni XXIII 1  assieme a un'altra preziosa testimonianza della vicenda che legò Massiliano al Messico, un mantello, del tipo che viene definito correttamente “jorongo” (o serape) e più comunemente “poncho”(termine che in realtà si riferisce all’abbigliamento delle regioni andine) da lui indossato durante la sua permanenza in Messico e donato, dopo la sua morte,  al Civico Museo Ferdinando Massimiliano di Trieste. Dal 1877 fu destinato alla sezione etnografica del Museo di Antichità.

Il mantello, che misura, aperto, circa due metri e mezzo, ha una forma rettangolare, a doppia falda, in panno verde con applicazioni in panno rosso. Lungo i lati è ornato da una bordura bianca intessuta con motivo a treccia di fettuccia rossa e verde; il bordo inferiore ha una lunga frangia negli stessi colori, che sono i colori del Messico. Ai quattro angoli è ricamata la corona imperiale messicana cimata da tre aquile ad ali spiegate e chiusa da altrettanti archi.
Secondo la direttrice del Museo della Restauracion della Repubblica di Querétaro, Maria Concepcion Lambarri Malo, che sta ricostruendo la cella in cui venne recluso l'imperaratore prima della sua esecuzione, questo mantello o uno molto simile fu usato da lui per coprire la finestra della cella che non aveva vetri e ripararsi così dal freddo. C'è una immagine della cella e ci sono alcune foto che lo ritraggono in Messico mentre indossava questo tipo di "jorongo".




La riscoperta del mantello nelle raccolte dei Civici Musei è dedicata ai triestini che domenica 13 aprile approfitteranno dell'offerta del Comune di concedere, come ogni seconda domenica di ogni mese, l'ingresso gratuito ai nati o residenti a Trieste.

Ecco gli orari di tutti i musei civici aperti alla visita: Castello di San Giusto (aperto dalle 10 alle 19), Civico Museo di Storia ed Arte e Orto Lapidario (dalle 9 alle 18), Museo teatrale “Schmidl” (dalle 10 alle 18), Museo Sartorio (dalle 10 alle 18), Museo d’arte orientale (dalle 10 alle 18), Museo Morpurgo e Museo di Storia Patria (dalle  9 alle 13), Risiera di San Sabba (dalle 9 alle 19), Museo Revoltella (dalle 10 alle 19). Non si potrà visitare, invece, il Museo del Risorgimento, chiuso per alcune settimane per lavori di manutenzione.

Commenti

Post più popolari