Una mummia in villeggiatura a Jesolo

Nota di Maria Masau Dan, direttrice dei Civici Musei di Storia ed Arte in risposta alle polemiche suscitate dal rifiuto di prestare una mummia egizia per una mostra organizzata a Jesolo.

Le accuse nei nostri confronti sono di "snobbismo culturale" (sic) e di "puzza sotto il naso", argomenti tipici di chi non è in grado di sostenere motivazioni un po' più profonde.
Nella mia lunga carriera di direttore di museo non mi era mai capitato di ricevere richieste di prestito per quel tipo di mostra "a sensazione" che viene offerta d'estate in qualsiasi località balneare. Il mondo dei musei e quello delle mostre divulgative di questo genere di solito non si incontrano. Hanno ovviamente finalità diverse. Legittime tutte, ma impossibili da fare coincidere.
Per cui il giorno in cui arriva un'email con la quale l'organizzatore di una di queste mostre, intitolata "Real bodies" e localizzata al Lido di Jesolo, sonda la possibilità di ottenere in prestito una mummia egizia con relativo sarcofago risalente ad almeno 1000 anni prima di Cristo, di proprietà dei Civici Musei di Trieste, e facente parte di una delle collezioni egizie più importanti d'Italia, non ci faccio caso più di tanto, sia per la prassi davvero "disinvolta" della richiesta, sia perché non sono neppure sfiorata dalla possibilità di dire di sì. Oltretutto viene chiesta per dieci mesi, troppo tempo per un museo, ma assolutamente necessario per chi deve ripagarsi degli investimenti con dei congrui incassi.


Per ottenere un prestito di beni da parte di un museo, secondo una prassi rispettosa della legislazione in materia di beni culturali, devono sussistere almeno cinque condizioni: 1) il valore scientifico del progetto e, strettamente correlata, l'autorevolezza dei curatori, possibilmente supportati da un comitato formato da esperti riconosciuti a livello universitario; 2) il prestigio e la sicurezza della sede della mostra, preferibilmente pubblica; 3) una richiesta ufficiale formulata secondo le regole e corredata da garanzie; 4) l'assenza di finalità di lucro, 5) la lista delle altre opere presenti in mostra e degli altri proprietari che hanno concesso i prestiti.

Tutto questo non c'è nell'email firmata dal signor Francesco Macaluso, responsabile della comunicazione di "Real bodies", che manda solo in un secondo momento quello che viene definito "progetto scientifico" in cui figura un solo nome quello di Alessandro Cecchi Paone, definito "supervisore". Supervisore, ma non è detto di chi. Tutti gli altri autori sono assolutamente anonimi.
I contenuti della mostra sono: 34 corpi interi, cioè cadaveri conservati mediante plastificazione o imbalsamatura e 300 organi presumibilmente trattati allo stesso modo. Spiegano scientificamente l'anatomia e fisiologia del corpo umano, ma si capisce perfettamente che giocano soprattutto sulla componente emotiva di una visione del genere, molto attraente per quel pubblico che frequenta le esposizioni per cercare sensazioni forti.

Non c'è traccia di istituzioni scientifiche dietro questo progetto, o almeno non vengono nominate. Il soggetto organizzatore è un'organizzazione privata "Aquarium & Reptiliarium", che si avvale della collaborazione dell'Associazione Jesolana Albergatori, del Consorzio di promozione e sviluppo turistico Jesolo-Eraclea, e dell'ASCOM Jesolo San Donà. Persino il Comune di Jesolo, unico soggetto pubblico, figura col solo patrocinio.

Può un direttore di museo che voglia fare con un minimo di coscienza il suo mestiere di tutore dei beni culturali pubblici affidare un oggetto preziosissimo, che ha tremila anni, a una manifestazione di questo tipo?  Il cui scopo evidente è solo quello di portare turisti a Jesolo e di fare incassi?
Come mai non ci sono altri musei coinvolti? E' stata chiesta forse una mummia in prestito al Museo Egizio di Torino? Se sì, ci piacerebbe conoscere la risposta...

In questo scenario si inserisce una parlamentare del PD del Trevigiano, Simonetta Rubinato,che, reagendo male al nostro rifiuto, ci accusa, appunto di "snobismo culturale" rendendo la faccenda ancora più imbarazzante e cercando di usare le sue relazioni politiche per forzare una decisione che spetta solo ai tecnici.

Possiamo pensare che i musei italiani si salvino dagli assalti degli speculatori privati se anche chi sta in parlamento pensa che sia scandaloso difendere il diritto del patrimonio di essere protetto e valorizzato nella propria sede naturale e non essere trasformato in fenomeno da baraccone?

Un risvolto comico, infine, è dato dalle promesse fatte per ottenere il prestito: gli organizzatori si dicono certi di dirottare ben 400.000 persone ai musei di Trieste  (speriamo che si tratti di un errore di stampa) grazie alla presenza della nostra mummia nella mostra di Jesolo! Ci piacerebbe tanto crederci! File di automobili al casello autostradale del Lisert per venire a vedere le altre due mummie triestine...

I musei di Trieste negli ultimi decenni si sono distinti per avere partecipato a numerose iniziative culturali prestando parti del proprio patrimonio a musei italiani e stranieri. La ricaduta in termini di presenze si può tranquillamente definire ininfluente sul numero dei visitatori, che è sempre stato garantito soprattutto dalla cura e dalla valorizzazione del patrimonio nelle sedi propri, attraverso mostre e altre iniziative che hanno puntato più sulla qualità dei contenuti che sul sensazionalismo.

Maria Masau Dan
direttore dei Civici Musei di Storia ed Arte di Trieste
e del Museo Revoltella



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