Giuseppe Rota, un operista nella Trieste ottocentesca

È dedicato al compositore triestino ottocentesco Giuseppe Rota il diciassettesimo appuntamento con il ciclo 2012-2013 dei «Lunedì dello Schmidl», in programma lunedì 18 marzo con inizio alle 17.30 presso la Sala “Bobi Bazlen” al piano terra di Palazzo Gopcevich (Via Rossini 4, Trieste). A parlarne sarà Annalisa Sandri, autrice di un volume fresco di stampa per i tipi della Lint Editoriale, frutto di un’appassionata e meticolosa ricerca sui materiali musicali del Fondo Rota del Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl”.
Figura centrale della Trieste musicale dell’Ottocento, Giuseppe Rota (1833-1911) fu compositore, maestro concertatore e direttore d’orchestra, ma anche direttore della Cappella Civica di Trieste, teorico, insegnante e abile concertista di pianoforte ed armonium. Dopo la composizione delle prime opere liriche lasciò Trieste per cercare fortuna nel Regno d’Italia. >>>

A Milano ebbe modo di esibirsi in vari concerti, soprattutto di beneficenza, imponendosi come il più applaudito concertista di armonium dell’epoca. A Torino fu accolto in casa Cavour ed alla corte del re Vittorio Emanuele.
Rientrato a Trieste, succedette nel 1859 a Luigi Ricci quale maestro concertatore al Teatro Comunale, incarico che tenne fino alle clamorose dimissioni del 1873, in occasione della prima triestina dell’«Aida», la direzione della quale, per volontà dello stesso Giuseppe Verdi, veniva affidata a Franco Faccio. Negli anni successivi, diresse in numerosi teatri la «Mignon» di Charles-Louis-Ambroise Thomas, venendo invitato a dirigere l’opera anche a Parigi.
Personalità eclettica e dai molteplici interessi, Rota fu insignito di numerosi premi ed onorificenze, distinguendosi anche per il suo impegno a favore dei meno abbienti e quale promotore di un metodo, da lui stesso messo a punto, per donare, mediante la musica, l’uso della parola ai sordomuti.

Nelle foto: Giuseppe Rota in un ritratto ad olio realizzato dal fratello Giovanni nel 1860

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