"Odor di palcoscenico" per i Lunedì dello Schmidl

«Odor di palcoscenico» è il titolo della memoria manoscritta cui mise mano il tenore triestino Miro Lozzi il 13 marzo del 1988. «Odor di palcoscenico» è il titolo della conversazione con ascolti di cui sarà protagonista il critico musicale Gianni Gori in programma lunedì 11 marzo con inizio alle 17.30 presso la Sala “Bobi Bazlen” al piano terra di Palazzo Gopcevich (Via Rossini 4, Trieste) per il sedicesimo appuntamento con il ciclo 2012-2013 dei «Lunedì dello Schmidl». Traendo spunto dallo scritto che lo stesso Lozzi sottotitolava «Settantennale (1918-1988), nido di memorie di un vecchio teatrante», l’intervento di Gianni Gori delineerà in parallelo i ritratti dello stesso Lozzi e della moglie, la soprano Rina Pellegrini. L’eredità artistica di questa straordinaria coppia di cantanti è oggi custodita dal Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl” grazie alla donazione della figlia Eugenia nel maggio del 2003. >>>

Nato a Trieste nel 1910, Miro Lozzi - come scrisse lo stesso Gori all’indomani della morte del tenore, nel gennaio del 1991 - «apparteneva all’arma benemerita dei grandi comprimari italiani, alla stirpe dei Giuseppe Nessi, Aristide Baracchi, Luigi Nardi, Vincenzo Bettoni e via via fino al nostro Silvio Maionica: a quegli intrepidi delle retrovie, che oggi figurerebbero ai vertici delle locandine. Gregari “di carattere” non solo nel senso del gergo teatrale, ma anche per impegno professionale. Alla professionalità Vladimiro Lozzi aggiungeva una voce tenorile morbida e suasiva, e un fraseggio dotato di non comune flessibilità stilistica; il che gli aveva schiuso le porte del teatro nel 1936, anno del suo esordio nella “Maria egiziaca” di Respighi con Maria Caniglia. Da allora, per un quarantennio, il teatro lirico - il “Verdi” soprattutto - è stato per lui un privilegiato osservatorio di esperienza».
Nata a Ruviano (in provincia di Caserta) nel 1918 e scomparsa a Trieste nel 2002, Rina Pellegrini debuttò giovanissima - dopo aver studiato con Delfino Menotti - a soli 19 anni, al Teatro Sperimentale di Bologna, interpretando il personaggio di Gilda in «Rigoletto». Soprano lirico–leggero dal timbro prezioso, fu una delle più apprezzate protagoniste della scena musicale triestina negli anni della Seconda Guerra Mondiale. Interpretò i ruoli di protagonista in «Il barbiere di Siviglia», «Lucia di Lammermoor», «La Sonnambula» in prestigiosi palcoscenici italiani e esteri. Memorabile rimane l’edizione del «Ballo in maschera» del 1942 al Teatro Verdi di Trieste, quando fu brillante Oscar accanto a Beniamino Gigli, Maria Caniglia e Enzo Mascherini. L’ultima sua apparizione nel Teatro cittadino risale al 1951 nel «Campiello» di Ermanno Wolf-Ferrari, in cui interpretò il ruolo di Gnese.

 

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