Tati e Andra Bucci: i ricordi di due bambine ad Auschwitz


Davanti a una platea silenziosa e attenta di oltre 600 ragazzi delle scuole medie di Trieste e di altre parti del Friuli Venezia Giulia, hanno parlato per quasi due ore della loro terribile esperienza di bambine di 4 e 6 anni imprigionate per mesi in una baracca del campo di sterminio di Birkenau. Alternandosi al microfono, a tratti bloccate dall’emozione, Tatiana e Andra Bucci, hanno raccontato la storia dall’inizio, da quando una squadra di uomini prelevò loro due, assieme alla mamma, alla zia e al cugino Sergio, e li portò via dalla casa di Fiume per condurle a Trieste, alla Risiera di San Sabba di cui ricordano ancora le giornate passate tutti ammassati in una piccola cella. (...)


 


Da qui partirono per un lungo viaggio in treno, in uno dei ben noti carri bestiame che trasportavano tanta gente innocente verso la morte nei lager. Furono separate dalla madre e passarono mesi e mesi nella baracca dei bambini di Birkenau, da dove uscivano per giocare nel cortile avendo sempre davanti agli occhi le cataste di cadaveri destinati a essere bruciati nel vicino forno crematorio. Dopo un periodo in cui la madre riusciva a raggiungerle tutte le sere, facendo loro ripetere continuamente il nome e il cognome perché non lo dimenticassero nel caso in cui fossero rimaste sole, non la videro più e la pensarono morta. “Ma non ne soffrimmo più di tanto, eravamo circondate da visioni di morte, ci sembrava naturale…”. “Che giochi facevate?” ha chiesto un ragazzo dalla platea? “Ricordo solo le palle di neve” ha risposto Tatiana e “forse qualche gioco inventato con le poche cose che potevamo trovare a terra nel cortile”. E il cibo? “Mangiavamo sempre una specie di minestra, che andavamo a prendere tutti in fila, con un pentolino e un cucchiaio. Solo una volta una “blokova” (donna che svolgeva funzione di capo) ci portò una scatola di biscotti.”

A un certo punto anche il cugino Sergio scomparve,  Avrebbero saputo dopo che, avendo risposto sì alla domanda: “vuoi vedere la tua mamma?” era stato “scelto” per essere portato in un laboratorio di Amburgo in cui un medico faceva esperimenti atroci sui bambini. Morì in seguito a questi.

Finalmente arrivò il momento della liberazione nell’aprile 1945. Vennero portate in un orfanotrofio di Praga e poi in Inghilterra, dove poterono ritrovare una vita normale, trovare l’affetto e la protezione degli adulti, e frequentare la scuola. Avevano dimenticato la lingua italiana e parlavano solo ceco e inglese. Nel frattempo i genitori iniziarono a cercarle ed ebbero la conferma che si erano salvate quando loro li riconobbero in una fotografia che avevano spedito all’orfanotrofio. Tornarono finalmente a casa ma non a Fiume, da dove la famiglia dovette andarsene in seguito ai mutamenti politici, ma a Trieste, città in cui vissero gli anni seguenti e che restò loro nel cuore, benché la vita le abbia portate lontano, Tatiana in Belgio e Andra a Roma.

“Avete mai coltivato il sogno della vendetta?” “No, noi abbiamo sperato che si facesse giustizia, ma troppi hanno potuto sfuggire alla pena che sarebbe stato giusto infliggere ai crimini commessi”.

Il racconto ha colpito profondamente i presenti per la semplicità e la profondità dei pensieri espressi dalla due sorelle, che hanno saputo coinvolgere l’uditorio descrivendo con garbo e delicatezza anche le situazioni più crude. Un lungo applauso finale ha salutato una grande lezione di storia.
L'incontro, promosso dal Comune di Trieste, dall'Assessorato alla cultura attraverso i Musei civici e dall'Assessorato all'educazione, si è tenuto alla Sala Tripcovich giovedì 24 gennaio alle 10. Hanno partecipato la vicesindaco Fabiana Martini, l'assessore all'educazione Antonella Grim, la direttrice dei musei civici Maria Masau Dan, l'assessore alla cultura della Comunità ebraica Mauro Tabor. Coordinamento di Francesco Fait.
All'inizio saluto musicale curato dalla Fondazione Teatro lirico "Verdi" con musiche di Victor Ulman, morto nel campo di Auschwitz.

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