Viaggiatori fotografi nel vicino Oriente (1850-1900)
Si potrebbe lanciare una sfida: dateci un tema e troveremo le immagini che lo illustrano cercando negli archivi e nelle collezioni della Fototeca e degli altri istituti dei Civici musei. In effetti il materiale fotografico storico posseduto dalle istituzioni comunali di Trieste è talmente ricco da permettere di sviluppare qualsiasi ricerca su personaggi, eventi, luoghi, arte, storia, panorami, ecc. ecc. di almeno un secolo e mezzo.
Claudia
Morgan è coordinatore della Fototeca dei Civici musei di storia ed arte e del
Catalogo integrato dei beni culturali del Comune di Trieste
Mercoledì 3
aprile 2013, alle ore 17.30, presso la sala “Bobi Bazlen” di palazzo Gopcevich
in via Rossini 4 a Trieste, nell’ambito del ciclo di conversazioni "Interno
con figure. I mercoledì della Fototeca & dei Civici Musei di Storia ed Arte"
si fornirà un chiaro esempio della vastità di questo patrimonio, attraverso l’incontro "Viaggiatori fotografi
e fotografi nel vicino Oriente" a
cura di Claudia Morgan.>>>
Recentemente
si è conclusa la mostra “Trieste-Suez. Storia e modernità nel Voyage in Egypte di Pasquale Revoltella”
che ha messo in evidenza queste potenzialità, ma non le ha esaurite, per cui si
è deciso di offrirne un complemento, di solleticare la curiosità sui fotografi
nel cinquantennio dell’Ottocento - 1850-1900 – che hanno vissuto o viaggiato in
Egitto.
Alcuni
sono nomi conosciuti – Francis Frith, Abdullah Frères, Pascal Sebah,
Wilhelm Hammerschmidt – altri lo sono
meno, alcuni non sono identificati, ma si prestano a strane comparazioni, ad
attribuzioni azzardate, per pochi si vuole attirare l’attenzione con un appello:
chi l’ha visto?
Lo
studioso catalogatore si affida pertanto ai pochi dati presentati da cataloghi
in rete di importanti istituzioni e ne ricava poche certezze e solo se offrono
in visione i positivi digitalizzati.
Ma
il viaggio è quanto mai interessante: bisogna munirsi di lente d’ingrandimento,
di spirito d’osservazione e osare confronti.
Il
nostro tesoro d’immagini, di cui si presenteranno un centinaio tra stereoscopie
e carte de visite, è confluito negli istituti civici, attraverso vari canali:
lasciti, doni, acquisti, in attesa di un filo conduttore che ne valorizzasse la
presenza. La scelta è del tutto personale, di gusto del curatore che pone
l’accento sugli aspetti che l’hanno messo alla prova e che gli lasciano mille
dubbi.
Non
è però solo un viaggio attraverso i positivi in luoghi che sono stati il bacino
di un’antichissima civiltà, ma, colti con l’occhio dell’europeo, un incontro
con gli indigeni, i tipi non ancora incontrati così da vicino, gli “altri”
visti attraverso il nuovo “specchio che conserva la memoria”, la fotografia.
Commenti
Posta un commento